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Il Rachide

E’ molto importante conoscere la struttura e le funzioni del rachide, prima di incominciare a capire la causa del dolore e ciò che, di fatto, succede durante una manipolazione. Noi dobbiamo sviluppare una familiarità con i metodi preventivi e le precauzioni che si devono prendere dopo che il dolore scompare, per fare sì che il dolore torni di nuovo a farci soffrire.

Il capire e il diventare familiari con l’anatomia o la struttura del corpo umano sono imperativi per la conoscenza della patologia o del processo della malattia. Allora ci basterà pensare solo ad un rimedio o trattamento. Esaminiamo qual’ è il nostro proposito nella manipolazione, e come queste misure aiutano a mantenere la nostra salute. Qualcuno ha comparato la colonna vertebrale umana ad una chitarra e l’Osteopata ad un maestro che la suona. Per apprendere la chitarra, per dominarla, per produrre nuovi brani, si richiede una comprensione profonda e molti anni di pratica scrupolosa. Quello che differenzia un maestro da un suonatore ordinario, è l’apprezzamento del tatto leggero e quasi impercettibile e, nello stesso tempo, la pressione profonda applicata sui tendini. Così è l’abilità di un Osteopata. Manipolare il rachide richiede una somma uguale di devozione e comprensione aggiunte da anni di pratica ininterrotta. L’Osteopata diventa un maestro nel suo lavoro soltanto dopo una pratica accurata di cinque anni almeno dopo la sua laurea, durante la quale egli impara soltanto la conoscenza base, è anche vero che egli non smette mai d’imparare.

L’uomo è un essere vertebrato. Questo significa che egli ha nella schiena la struttura chiamata rachide, che si estende dal collo fino al coccige. La colonna vertebrale consiste di una serie di piccole ossa irregolari chiamate vertebre messe in modo tale da effettuare movimenti diversi e sostenere il peso del tronco, facilitando, così, gli arti inferiori nella distribuzione del peso. Queste piccole ossa, chiamate vertebre, sono in numero di trentatre. Ci sono 7 vertebre nel collo che comprende il tratto cervicale, 12 nell’arto superiore, che comprende il tratto dorsale, 5 nei lombi chiamato tratto lombare. Ci sono 5 ossa sacrali fuse insieme nella regione finale della colonna per formare il sacro, e nella parte inferiore c’è il coccige formato da 4 ossa.

La parte della vertebra situata di fronte generalmente aiuta a sostentare il peso del corpo. La parte posteriore, chiamata arco neurale, racchiude il canale neurale tramite il quale passa il midollo spinale. L’arco neurale consiste in:

1. Un pedicello o piede della vertebra
2. Un paio d’apofisi o processo trasverso
3. Processo articolare superiore
4. Processo articolare inferiore
5. L’apofisi spinosa
6. Le lamine o allineamenti che coprono il corpo delle vertebre.

Il tratto cervicale ha tre peculiarità:

1. l’apofisi trasversale delle vertebre cervicali è perforata da un’apertura tramite la quale passa l’arteria vertebrale e la vena che provvede sangue al cervello.
2. la prima vertebra cervicale, nominata Atlante, sostiene il globo della testa e non ha corpo.
3. la seconda vertebra cervicale, nominata Asse, provvede al cardine sopra il quale ruotano l’Atlante, la prima vertebra e il cranio.

Le curve del rachide

Il rachide non è dritto. Se visto di lato, si possono vedere quattro curve:

1. La curva cervicale, che è convessa in avanti.
2. La curva toracica, che è concava in avanti. La parte superiore può avere una curvatura laterale delicata rivolta verso la parte destra in una persona destra, e verso la parte sinistra in una persona mancina.
3. La curva lombare è convessa in avanti. Essa è più pronunciata in femmine che in uomini, si estende dalla 12ma vertebra toracica all’angolo lombo-sacrale, un angolo più grande rispetto ai due suddetti.
4. La curva pelvica si estende dall’articolazione lombo-sacrale all’apice del coccige. La sua concavità fronteggia verso il basso e in avanti.

Le vertebre sono tenute insieme e compiono le loro funzioni di protezione, movimento e sostegno.

Il rachide, con l’aiuto delle articolazioni intervertebrali, cerca di svolgere le sue funzioni di movimento e sostegno nel miglior modo possibile.

Le articolazioni intervertebrali

Le articolazioni intervertebrali sono quelle tra le due vertebre adiacenti. Loro comprendono l’articolazione anteriore, che contiene i dischi, le articolazioni posteriori costitute dalla faccetta articolare o superficiale, da un sistema legamentoso di connessione, dai muscoli, dal forame intervertebrale e dai nervi.

I dischi intervertebrali
I dischi sono interposti tra le superfici adiacenti dei corpi delle vertebre e formano il principale legame di connessione tra loro. Le loro forme corrispondono a quelle dei corpi vertebrali, tra i quali sono messi; la loro consistenza varia nelle differenti regioni della colonna e nelle differenti parti del disco stesso; sono più spessi di fronte nella regione cervicale e lombare, che costituisce la convessità anteriore di queste curve. Essi sono uniformi nella misura nella regione toracica e la concavità anteriore di questa colonna è dovuta alla forma dei corpi vertebrali, che è più sottile nell’area toracica superiore e più grossa nella regione lombare.

Il disco assorbe la pressione che gli è trasmessa dal nucleo centrale, e allo stesso tempo, mantiene le vertebre insieme. Esso tampona l’azione di compressione sopra le ossa, perciò è il principale assorbente di shock del corpo; costituisce un quarto dell’intera altezza del rachide. L’assorbimento dello shock è basato soprattutto sul sistema idraulico, simile alle proprietà elastiche della gomma. Il disco consiste di tre parti: la placca finale, la porzione periferica, chiamata anulus fibrosus, e la porzione centrale, chiamata nucleo polposo:

La Placca Finale. Consiste in una zona stretta di cartilagine ialina che riveste ogni superficie del corpo vertebrale. La placca finale, lungo l’anulus fibrosus, è perforata da migliaia di piccoli buchi tramite i quali il fluido del tessuto si diffonde. Il fluido si diffonde sia dentro che fuori del disco.

L’Anulus Fibrosus. Comprende la zona esterna stretta composta di fibre di collagene e una zona interna più larga composta di fibro-cartilagine. Esso si attacca alle placche. Le fibre di questo strato scorrono obliquamente, in modo tale a fornire molta forza ai movimenti rotatori. L’anulus fibrosus circonda il nucleo polposo nella forma d’innumerevoli strati, che possono essere comparati agli strati di una cipolla. Intorno alla sua periferia, l’anulus s’inserisce nel corpo vertebrale. Le fibre marginali sono particolarmente resistenti. Il punto più debole si trova posteriormente, vicino al forame intervertebrale.

Il disco si nutre con fluido sinoviale; se un pezzo si sfalda, esso continua a vivere dentro la cavità articolare. La cartilagine non è fornita di nervi o sangue, ed è nutrita dall’osso del corpo vertebrale, perciò essa reagisce lentamente ad un trauma, e spesso è incapace di riparazione completa. Ecco perchè, non c’è dolore immediato se la cartilagine è danneggiata, il dolore si sente soltanto quando le strutture sensibili adiacenti sono anch’esse colpite.

Seguendo il trauma in qualsiasi tessuto, c’è tumefazione a causa dell’istamina e altre sostanze. La cartilagine si gonfia dopo l’attività forzata, ma, a causa della mancanza d’innervazione, essa non duole, e a causa dell’assenza di rifornimento del sangue, essa si gonfia lentamente. Possono passare due o tre giorni del trauma finché la cartilagine si gonfi. Tuttavia, se i legamenti vengono danneggiati, questi diventano edematosi in due o tre ore. La dilatazione può raggiungere i legamenti adiacenti o il periostio (strato esteriore dell’osso), causando il dolore, oppure può bloccare il raggio completo dei movimenti. Usualmente, se non si richiede il riposo adeguato per la riparazione dell’articolazione, la riparazione è spesso incompleta e, conseguentemente, i cambiamenti degenerativi dell’anulus sono indotti molto più presto del desiderato. Tutto il danno fatto all’anulus è permanente: l’unione e la rigenerazione non avviene mai.

Un disco ha la qualità di una spugna ed è in grado d’assorbire il fluido tanto quanto di diffondere il contenuto del proprio fluido. Ecco perché la consistenza di un disco continua a cambiare. Questo può essere dimostrato con la misurazione dell’altezza di una persona alla fine della giornata e al mattino presto quando lei si alza: la sua altezza aumenta ¼ o ¾ di un pollice dopo una notte di sonno. Questa differenza d’altezza non si deve al radrizzarsi delle curve del rachide, ma ad un aumento di consistenza dei dischi.

Il Nucleo Polposo. Questo è un materiale soffice, gelatinoso e mucoide alla nascita, e si trova quasi al centro dell’articolazione intervertebrale. Quando l’anzianità arriva, la parte anteriore del corpo delle vertebre cresce molto più rapidamente della parte posteriore. Da ciò esso viene a trovarsi, infine, esattamente oltre il centro; esso forma un cuscino tra le vertebre, che esercitano una costante compressione che viene distribuita in modo uniforme, la notevole pressione idrostatica.

Il disco può subire un trauma diretto o indiretto. Se il disco è in ottima salute, esso dovrebbe essere colpito da una forza considerabile per essere lesionato. Anche un impatto che è sufficiente per danneggiare il corpo vertebrale non è sufficiente per danneggiare un disco salutare. E’ stato calcolato che un disco di un adulto normale può sostenere una forza di compressione di 545 kg per pollice quadrato prima di rompersi, mentre meno di 450 kg di pressione bastano per lesionare il corpo vertebrale. Quando una persona è in piedi o seduta in una normale distribuzione del peso, la forza di compressione è di 45 kg. Ma si stima che essa aumenta notevolmente, fino a raggiungere più di 225 kg quando una persona si piega in avanti. In questa posizione, quando un peso di 30 kg è alzato solamente con l’ausilio del rachide piegato, la forza aumenta fino ad arrivare a 450 kg, che è pericolosamente vicino al limite di rottura. Un sollevatore di pesi allenato con le tecniche appropriate, può alzare 272 kg senza qualche lesione apparente al disco. Ecco perché è molto importante apprendere il metodo corretto di alzare i pesi. Quando il metodo corretto è applicato, il peso è alzato con l’aiuto del leveraggio del braccio e della gamba, e il peso è sopportato dal rachide soltanto quando la persona sta in posizione eretta. Quando una persona alza un peso, i muscoli addominali hanno anche un piccolo ruolo, e parte della forza è assorbita dalle strutture inter-addominali. Si stima che, nell’azione di alzare, più del 30% della forza è assorbita da queste strutture. Perciò è molto importante esercitare i muscoli addominali per lasciarli forti in modo da proteggere il tratto lombo-sacrale, ciò è anche utile in caso di dolori lombosacrali.

Quando un disco ha subito cambiamenti degenerativi, pesi minori possono essere sufficienti per causare un danno.

Le proprietà gelatinose del nucleo dipendono dai mucosaccaridi che tendono a decomporsi con l’età. L’assorbimento del fluido diminuisce e fa sì che il nucleo diventi più rigido. La distanza tra i corpi vertebrali anche diminuisce; l’anulus fibrosus si gonfia e cresce debolmente in certi punti. Sotto alcune circostanze e specialmente con un trauma, la pressione idrostatica interna aumenta e l’anulus indebolito si rivela. Il disco subisce così un’ernia o prolasso dell’anulus indebolito, che può, a sua volta, passare tramite la placca finale. La sintomatologia dipende dalla posizione del prolasso. L’area più suscettibile del rachide è il tratto lombare inferiore. E’ lì che la spondilosi è più comune. L’intensità del dolore dipende dalla sensibilità del luogo della protusione. Alcune volte un frammento di cartilagine, generalmente in un disco degenerato, può staccarsi e muoversi dentro l’articolazione intervertebrale, messo contro un’area sensibile che causa il dolore. Questo dolore può avere un esordio improvviso. I frammenti staccati possono consistere di fibro-cartilagine o tessuto nucleare. Il tratto lombare, comunque, non è l’unica parte soggetta a tali pressioni. Per esempio, prendiamo il tratto cervicale. Qui, nonostante le dimensioni minori delle vertebre, i loro corpi e le faccette articolari sopportano adeguatamente un peso di circa 5 kg – peso medio della testa di un uomo. La testa si articola sopra piccole faccette articolari mobili in tutte le direzioni.

I cambiamenti degenerativi si cominciano ad avvenire dopo i venti anni d’età, che possono causare fino alla necrosi o la rottura del nucleo polposo, e l’ammorbidimento e l’indebolimento del nucleo fibroso. Sotto queste circostanze, anche uno stiramento minore può causare un danno interno dell’articolazione in special modo quando il nucleo polposo è spostato e, o il nucleo fibroso è indebolito, provocando, così, la protusione del nucleo polposo. La tensione disuguale dentro l’articolazione causa il prolasso discale, provocando un esordio improvviso di lombalgia acuta. Il materiale del nucleo prolassato può causare irritazione alla radice del nervo adiacente. Questo può causare il dolore alla gamba, conosciuto come “sciatica”. Questo generalmente avviene nell’articolazione lombare inferiore o lombo-sacrale e nelle articolazioni cervicali inferiori.

Durante la mezz’età, quando cominciano i cambiamenti degenerativi, il rigonfiamento del materiale discale può prendere luogo in qualsiasi direzione, producendo una tensione nei legamenti durante il sollevamento di peso. Una tensione eccessiva del legamento solleva il periostio dal margine del corpo vertebrale. Le neoformazioni d’osso avvengono sotto questo periostio sollevato, creando, così, il terreno per la creazione di osteofiti. Questi osteofiti, quando sono visti tramite un RX, vengono indicati come cambiamenti osteoartritici, che limitano la mobilità. I legamenti anche diventano duri a quest’età. Generalmente, gli osteofiti sono indicati come i responsabili del dolore, ma nella maggior parte dei casi non lo sono.


Le articolazioni posteriori

Da un punto di vista strettamente anatomico, le articolazioni posteriori del rachide sono le sue vere articolazioni. L’estensione e la varietà di movimento dipendono dalla forma e la direzione delle faccette articolari. Loro determinano l’estensione del movimento e direzione di un segmento in particolare. Queste faccette articolari sono coperte da una capsula articolare densa che è abbastanza elastica, fina e lassa. Sono unite appena oltre i margini delle faccette articolari e sono più grandi e più lasse nel tratto cervicale che nei tratti lombare e toracico.

Le faccette articolari sono fornite da un nervo che corre verso le due articolazioni adiacenti. Perciò ogni articolazione deriva il suo nervo supplente da due segmenti. Ogni vertebra ha un paio di faccette articolari superiori e inferiori. Queste giocano un ruolo molto importante nella patologia minor traumatica del rachide, giacché hanno un’area centrale rifornita di sangue e di nervi. Queste sono le strutture più riccamente innervate dell’intera colonna vertebrale. Questa innervazione aiuta il rachide ad adattarsi alle variazioni di tensioni alla quale la capsula di faccette articolari è esposta. Il danno di queste articolazioni può essere veramente doloroso.

Nella regione cervicale le faccette articolari superiori sono inclinate verso la parte superiore a quarantacinque gradi. Questo aiuta la libera flessione e l’estensione del collo. A questo livello, di solito l’estensione può essere fatta più facilmente della flessione. La lateroflessione e la rotazione sono sempre abbinate.

Nella regione toracica, le faccette articolari sono più oblique; hanno un’inclinazione di circa sessanta gradi d’inclinazione. Nella parte superiore del tratto dorsale, i movimenti sono grandemente ristretti, ciò è dovuto alla direzione delle faccette articolari e degli attaccamenti delle costole al corpo vertebrale. La rotazione a questo livello ha un più gran range rispetto la flessione ed estensione. La lateroflessione è ristretta a causa delle coste e dello sterno.

L’estensione (piegamento all’indietro) è più libera nel tratto lombare. A questo livello avvengono un numero considerevole di lateroflessioni e un piccolo numero di rotazioni.

I legamenti

La colonna vertebrale consiste di una serie di articolazioni che sono unite dalla seconda cervicale alla prima sacrale da un grande numero di legamenti. I corpi vertebrali sono uniti dai legamenti anteriori e posteriori, e le serie posteriori delle faccette articolari e degli archi neurali sono uniti dal legamento giallo.

La funzione di questi e di altri legamenti è di mantenere le ossa assieme e anche permettere alcuni movimenti calcolati. I legamenti sono strutture elastiche con un limite elastico, e rimangono in buona condizione con lo stretching intermittente. I legamenti possono essere stirati da movimenti e attività sportive scorrette.

Il legamento longitudinale anteriore

Un legamento fibroso, forte e lungo, corre nella superficie anteriore delle vertebre. Esso è attaccato fermamente al disco e ai margini del corpo vertebrale, ed è attaccato in modo lasso alla parte mediana del corpo vertebrale. Esso è anche più ampio al livello del disco e più stretto al livello del corpo. Uno strappo in una qualsiasi delle fibre del legamento provoca emorragia, edema e formazione di fibrina. Se si dà il tempo sufficiente di recupero, il legamento diventa forte come prima, ma se è stirato nuovamente molto presto, esso rimane debole e la riparazione è incompleta. Il legamento può essere allungato, provocando l’ipermobilità dell’articolazione. Quando questo legamento viene stirato continuamente per lunghi periodi, si incomincia a sentire dolore e la sua elasticità diminuisce.

Il legamento longitudinale posteriore

Il legamento longitudinale posteriore è attaccato al margine posteriore del corpo vertebrale dentro il canale vertebrale. Esso forma un ponte sopra il corpo della vertebra ed è fermamente attaccato al disco intervertebrale e ai margini del corpo vertebrale. Perciò esso rinforza il disco posteriormente. Questo legamento ha un ruolo importante nella protusione discale. La resistenza del legamento aiuta a tirare la protusione di nuovo in dietro. Il costante verificarsi di lombalgia in alcune persone può essere causato perché la protusione è allargata e spinta verso l’area di minore resistenza, producendo così il dolore sciatico unilaterale. Esso si deve alla rottura del legamento longitudinale posteriore completamente al punto tale che l’intero contenuto del disco intervertebrale protrude all’indietro, per cui le radici più basse del midollo spinale sono soggette a grande pressione, causando così una sciatica bilaterale.

I muscoli

Ci sono un gran numero di muscoli che agiscono nel rachide e l’aiutano nei suoi differenti movimenti. Vi sono muscoli brevi che agiscono direttamente e muscoli lunghi che, invece, agiscono indirettamente e aiutano il movimento della colonna vertebrale; aiutando a stabilizzarla.

I muscoli corti aiutano a mantenere la postura. Loro contraggono intermittentemente; vi sono dei continui micro-movimenti oscillanti, spontanei e lenti quando si ha la postura eretta; codesti muscoli aiutano ad estendere il rachide assieme ai muscoli addominali. Durante la flessione, i muscoli addominali hanno anche una parte attiva molto importante, aiutano ad iniziare la flessione ed assistono i muscoli corti in un’ulteriore flessione ed a controllarla. E’ sorprendente sapere che durante una flessione incompleta, i muscoli corti sono inattivi e sono controllati dai legamenti spinali. Qualsiasi squilibrio e debolezza di questi muscoli producono una deformità della colonna vertebrale, conosciuta come scoliosi.

Anche la lateroflessione è aiutata dai muscoli brevi. Essi giocano un ruolo importante nelle patologie meccaniche vertebrali. Un movimento rapido e inaspettato può produrre una distribuzione dannosa delle forze meccaniche sulle articolazioni intervertebrali. Se alcune parti sono compresse o messe sotto una trazione eccessiva rispetto alle loro capacità, esse possono danneggiare l’articolazione a vari gradi, dipendenti dalla forza che causa il doloroso spasmo muscolare. La sincronizzazione dell’attività muscolare, grazie ad esercizi specifici di Ginnastica Posturale Osteopatica, è molto più importante che aumentare la forza dei muscoli. Ecco perché le manipolazioni sono una misura terapeutica importante.

Quando i muscoli sono deboli, i legamenti e le articolazioni sono più affaticati, divenendo così più vulnerabili. La debolezza generalizzata dei muscoli è anche causa di una postura scorretta. Le contrazioni muscolari troppo forti possono danneggiare le ossa: ad esempio, vi può essere una frattura della rotula a causa di una contrazione eccessiva del muscolo della coscia.

Il forame intervertebrale

Il forame intervertebrale è un breve canale che si trova tra le vertebre contigue; esso ha una forma ellissoidale. La sua forma cambia con la mobilità dell’articolazione intervertebrale. Nel tratto dorsale e lombare esso è lateralmente direzionato a desta e a sinistra. Nel tratto cervicale esso è leggermente direzionato anteriormente, si può dire di circa quindici gradi, quando comparato al forame dorsale o lombare. Il canale è coperto da una struttura fibrosa che è connessa al disco intervertebrale e alla capsula delle articolazione posteriori. Qui vi passa il nervo spinale che consiste di una radice ventrale e una radice dorsale. Queste sembrano essere unite l’una all’altra nel canale, ma quando viste microscopicamente loro vengono trovate separate. La radice dorsale contiene il ganglio spinale. Ogni nervo spinale, dopo il suo uscire dal forame intervertebrale, ha una diramazione di un piccolo ramo chiamato meningeo, che rientra nel canale vertebrale tramite il forame intervertebrale innervando i legamenti vertebrali e i vasi sanguinei del midollo spinale.

La compressione o irritazione degli elementi contenuti dentro il forame intervertebrale può avvenire a causa della degenerazione del disco, osteoartrite delle articolazioni intervertebrali, profusione posteriore del disco o rottura del disco con erniazione del nucleo polposo. Questo può causare dolore, debolezza muscolare, lombalgia, sciatica e una minore sensazione sopra tutta la pelle.

Dott. Giovanni Turchetti DO ND
Membro della British Osteopathic Association (BOA)
Membro del Australian Osteopathic Association (AOA)
Membro del Deutscher Verband für Osteopathische Medizin (DVOM)
V.le Nervi 04100 LATINA - Tel. 347/3270604 339/6641830 - Email: info@osteopata.it

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